“Sempre e solo certe categorie penalizzate, ora basta: vogliamo aprire”
Il Trentino è in zona rossa dal 15 marzo e lo resterà almeno fino al 5 aprile, il che significa molti negozi obbligati alla chiusura (abbigliamento e calzature per adulti, gioiellerie, articoli regalo) ed addio alle vendite di primavera, ai regali per la Pasqua, all’atteso shopping del cambio di stagione. Una situazione che già ristoratori ed esercenti vivono da mesi, con chiusure serali cominciate nell’autunno scorso e impossibilità di aprire nemmeno a pranzo, con l’ultima occasione che risale a San Valentino, l’ormai lontano 14 febbraio.
Rovereto vanta una notevole presenza di punti vendita al dettaglio e la situazione in zona rossa è diventata ormai insostenibile e domani (lunedì 29 marzo) alle 9 in via Rialto molti di loro saranno in strada, mantenendo mascherina indossata e distanze di sicurezza, per testimoniare questo stato di sofferenza e di emergenza socio-economica ancor prima che sanitaria. Dopo le proteste di pubblici esercizi e ristoratori, ora i commercianti scendono in strada per chiedere un cambio di strategia e la possibilità di tornare a lavorare per sopravvivere, dopo oltre 13 mesi di restrizioni e chiusure.
“La situazione è drammatica, lo stiamo dicendo da mesi ma nelle ultime settimane sta precipitando per tutti – commenta amaramente Marco Fontanari, presidente dell’Unione commercio e turismo di Rovereto e Vallagarina -. Bar e ristoranti luogo di contagio? Proprio no, come si è visto dai dati in crescita da mesi nonostante la chiusura prolungata. E cosa dire dei piccoli negozi? In molti entra soltanto un cliente alla volta, in condizioni di assoluta sicurezza. Eppure sono questi i bersagli preferiti degli esperti e dei provvedimenti adottati dal governo, quello guidato da Conte prima e quello di Draghi adesso. Siamo tutti abbattuti e sconfortati perché le nostre richieste non vengono prese in considerazione, i protocolli ci sono e sono stati applicati correttamente ma non basta per farci lavorare”.
La disparità di trattamento ed il palese accanimento nei confronti di questi settori scatenano anche la rabbia di molti operatori economici.
“E’ sotto gli occhi di tutti la situazione paradossale che stiamo vivendo – aggiunge ancora Fontanari -: piccoli negozi chiusi ed altri, in primis la grande distribuzione, sempre aperti, presi d’assalto dai clienti senza controlli sugli accessi, igienizzazione dei carrelli e code alle casse in condizioni tutt’altro che sicure. Perchè queste realtà non vengono controllate? Ci arrivano tante segnalazioni di comportamenti non conformi e questo scatena la rabbia e la frustrazione è tanta. Addirittura assistiamo ad inaugurazioni in zona rossa, punti vendita affollati senza che nessuno abbia nulla da ridire. E vogliamo parlare dei raggruppamenti di giovani, con mascherina abbassata o addirittura senza, che impunemente si ritrovano a gruppi non solo nei parchi ma anche in centro, in piazza Rosmini, all’Urban City, magari bevendo allegramente in compagnia? Tutto lecito e tutto permesso, ma non per i nostri esercenti, magari sanzionati perché i clienti consumano in strada dove non possiamo essere noi a far rispettare i divieti. Come associazione di categoria fin dall’inizio della pandemia abbiamo fornito agli operatori tutte le istruzioni secondo le prescrizioni ordinate dai vari dpcm, decreti ed ordinanze ma poi vediamo situazione assolutamente fuori controllo, le abbiamo segnalate, senza ottenere risultati concreti”.
Un crescendo di preoccupazione, di senso d’ingiustizia e, in molti casi, anche di difficoltà economica ormai al limite della sopravvivenza: “Siamo arrivati a fine corsa, tanti sacrifici e sopportazione per oltre un anno ma non si vede la fine di questo calvario e, soprattutto, è ormai chiarissimo a tutti che non è nelle nostre attività che nascono i focolai del contagio. Non può essere solo il terziario a pagare il prezzo di una campagna vaccinale che procede a rilento, di continui cambi di strategia nell’affrontare la pandemia che hanno disorientato cittadini ed imprese, di provvedimenti mai risolutivi, che ci hanno portato a questo punto: solo riaprendo possiamo sperare di salvare centinaia di aziende anche a Rovereto ed in Vallagarina. I protocolli ci sono, li facciamo rispettare, chiediamo di lavorare come non hanno mai smesso di fare tutte le altre categorie economiche. Il tempo della pazienza è scaduto”.